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Lo Specchio – di Bia Cusumano

“No, Luca, hai sbagliato. Ma davvero nessuno te l’ha mai detto in quaranta anni?”, disse Fabrizio. “Dimmi dove è Giada? Mi hanno detto che è partita. E tu sai dove è! Per favore, dimmelo! Io sto impazzendo!” Luca era fuori di testa; da più di un mese non aveva più notizie di Giada, completamente sparita dall’oggi al domani. Un silenzio perfetto. Un silenzio maturato nella consapevolezza amara che Luca non l’amasse abbastanza. Ma poi, in amore esisteva davvero abbastanza? Luca era corso da Fabrizio per chiedere notizie su Giada, la donna che lui aveva giurato di amare e sposare. “Perché se non sposo te, chi dovrei mai sposare?”, così aveva detto a Giada, piena di vita e passioni e libera tanto da essere se stessa senza maschere sul volto. Era corso da Fabrizio perché amico intimo del fratello di Giada, quello che sarebbe dovuto essere suo cognato e con il quale invece Luca aveva sempre avuto un pessimo rapporto, forse perché in più di una occasione il cognato lo aveva definito “un bambino bello e viziato”. Ma pur sempre un bambino. “E per te – sorella – ci vuole un uomo”, aveva detto a Giada, con la certezza sfrontata del fratello maggiore che ne sa sempre di più della sorellina che lui conosceva e amava profondamente. Erano cresciuti insieme Flavio e Giada, una cosa sola. Si toglievano pochi anni ma Flavio aveva sempre avuto un istinto protettivo per la sorella, un amore sconfinato. La stimava immensamente. Niente competizioni, rivalità, gelosie. Niente lagne con i genitori, se Giada riceveva qualche attenzione o complimento in più, perché brillante a scuola e poi nella vita. Bella e magnetica, con la sua arte della parola e il suo cuore pulito e generoso. E questo Flavio aveva sempre visto nella sorella, solo il suo cuore pulito, a volte perfino ingenuo, buono, sempre pronto ad aiutare gli altri, proprio lei nata con una patologia addosso. Flavio come avrebbe non potuto essere dalla parte della sorella? Aveva già subito troppo Giada dalla vita! “Ti basta già questo”, le diceva sempre! “Hai già la tua malattia bastarda con cui convivere, non hai bisogno di avere accanto un bamboccio bastardo che per te non c’è mai stato! Per una visita in ospedale, una risonanza magnetica, una crisi di dolore acuto o quando cadendo ti sei rotto il piede o sei rimasta svenuta a terra e lui doveva guardarsi la partita per poi rientrare a casa!”. Ma Giada lo amava e più Giada lo amava e lo perdonava più Flavio iniziava a nutrire un profondo risentimento nei confronti di Luca che nel tempo divenne sfiducia totale e nausea; poi rabbia devastante, poi forse odio, anche se questa parola davanti alla sorella non la pronunciò mai per rispetto ai sentimenti di Giada per “quel ragazzino” che per lei non andava bene (e Flavio glielo ripeteva sempre come un mantra quotidiano e ipnotico).

“Dov’è? – disse Luca a Fabrizio -, ti prego dimmelo e offrimi una sigaretta”. Fabrizio era amico di Flavio dai tempi delle medie, ovvero da una vita ma in tutta questa storia complicata tra Giada e Luca non aveva mai voluto mettere becco. Troppi legami vischiosi. Lui amico del fratello di Giada, Giada innamorata persa di Luca, Luca amico anche di Fabrizio e compagno suo nella squadra di calcio ora degli over 40! Aveva sempre detto a tutti: “Ragazzi auguri e figli maschi! Avvertitemi solo quando è ora!” Ma l’ora non era giunta mai. Anzi erano passati mesi e anni e Luca era rimasto sospeso in un limbo indefinito di: “Domani si vedrà! Ancora è presto! Il matrimonio è una pagliacciata! E dove dovremmo vivere? Un mutuo noi due? E se poi ci lasciamo? Con tutte queste proprietà, dovremmo comprare un’altra casa?”.

Insomma infinite domande poi rimodulate in menzogne rassicuranti: “Sì, a fine anno, ci sposiamo! Alla fine del mio master! Alla fine del tuo! Pensaci tu a scegliere il posto! Alla fine delle vacanze di Natale andiamo a vedere la casa!”. Così aveva iniziato a dire Luca a Giada per tenerla ancorata nel suo limbo e non farla andare via. Ma era chiaro a tutti che erano solo menzogne travestite da lusinghiere promesse senza alcun fondamento. E a un certo punto Giada, pur con tutto l’amore del mondo, si era stancata e con la solita classe che la contraddistingueva era andata via, senza dire nulla. Luca credeva fosse una delle loro ennesime crisi e che tanto prima o poi lei sarebbe tornata. Perché Giada diceva sempre che l’Amore vince tutto, perdona tutto, sopporta tutto. Ma le settimane si erano allungate e susseguite, erano diventate davvero troppe ora e Giada non era tornata, anzi neanche un messaggio, una mail, nemmeno un saluto fugace su uno dei tanti social. E questa volta non lo aveva neanche bloccato. No! Era rimasta lì con la sua foto profilo ovunque, con il suo sorriso e il suo sguardo luminoso. Luca l’aveva bloccata, sbloccata, nuovamente bloccata per provocarla, scuoterla, svegliarla, lui credeva, dal suo sonno d’amore rabbioso. Ma Giada nulla. Era rimasta nel silenzio. E nella sua distanza siderale e sorridente. Ora che era trascorso più di un mese, Luca aveva capito che forse non si trattava dell’ennesima crisi della loro relazione e che, come sempre prima, per Amore Giada sarebbe venuto a cercarlo e che poi lo avrebbe perdonato, come sempre. No! Questa volta era diverso. Forse finché anche Giada era caduta in questa trappola infantile di liti, crisi e riavvicinamenti passionali e intensi, in questo gioco di bloccarsi a vicenda come bimbi, sui social per poi sbloccarsi e dirsi ti amo fino all’alba di notti di fuoco trascorse insieme, forse davvero era ancora la sua Giada. Ma da quando era sparita e non aveva detto neanche più una parola, lei che di parole ne aveva sempre infinite, da quando era rimasta con tutti i social aperti allo sguardo di Luca di cui non temeva più il giudizio, da quando non aveva neanche più pronunciato il suo nome con gli amici in comune, forse qualcosa era davvero cambiato. Forse Giada davvero si era svincolata dal limbo, forse si era svegliata da quella illusione di amore tutto rimandato sempre al prossimo successivo appello. Forse era finita. Finita sul serio e per sempre. Luca era piombato nell’horror vacui e, Dio, come faceva terrore adesso quel vuoto assoluto, quel silenzio assoluto, quel nulla. Niente buongiorno amore, niente riti di colazione e musica al risveglio con: “Alexa metti i Queen!” Niente coccole adesso davanti alla TV, mentre Giada le massaggiava la fronte perché Luca soffriva sempre di emicrania. Niente post-it attaccati ovunque con frasi d’amore e versi di poesie. Niente candele e sogni. Niente dialoghi su tutto, con quella profondità d’anima e quella capacità introspettiva che solo Giada possedeva. Niente mani che si cercavano la notte sotto le lenzuola, niente gite fuori porta la domenica, con i selfie di cui Giada era pazza. Niente spettacoli a teatro, niente passeggiate nei boschi, incidendo le loro iniziali sulla corteccia degli alberi, niente conchiglie raccolte insieme sulla spiaggia. Niente cene con il Bianco di Nera perché Giada beveva solo pochi vini bianchi e amava particolarmente questo. Niente di tutto ciò che Luca aveva considerato, normale, scontato, dovuto, banale anche e che forse avrebbe potuto fare con qualunque altra donna. Ma nessuna donna sarebbe mai stata Giada. E pure a farle, quelle stesse cose con le altre, non avevano lo stesso sapore, lo stesso profumo, la stessa intensità. No, solo Giada era casa.

“Solo Lei è casa!”, così aveva urlato a un certo punto Luca a Fabrizio, chiedendo insistentemente dove fosse Giada. 

“A Verona”, disse Fabrizio, offrendogli una sigaretta e facendolo accomodare sul divano, in quel pomeriggio pieno di umidità tanto da soffocare. “A Verona è”. E Luca, ora sprofondato nel fumo della sigaretta e nell’umidità dello scirocco siciliano che si insinuava perfino dalle persiane chiuse, in un silenzio composto che faceva quasi paura, sbottò come chi esplode all’improvviso: “A Verona? Se ne è scappata dal suo architetto? Quello che ha sempre amato, vero? Dal suo amore impossibile? Lo sapevo! Ho fatto bene a non sposarla, quella se ne è andata a Verona mentre io qui impazzisco!” Fabrizio lo guardò con l’aria incredula e incazzata: “Tu sei proprio stronzo, Luca, fattelo dire! Tu lo sai, io non mi sono mai permesso di mettere becco nella tua relazione felice, infelice, passionale, intensa, litigiosa, (quello che vuoi), con Giada. Giuro! Non mi sono permesso mai. Ma una cosa questa volta voglio proprio dirtela e non perché Giada è sorella di Flavio e tu sai che io sono amico suo e tuo: tu sei proprio stronzo! Se ne è andata dal fratello, Luca! Svegliati! Dal fratello, non dall’architetto! Che poi chi cavolo sia questo architetto non lo so e manco lo voglio sapere. Dal Fratello! Se forse l’avessi finita con questa idea malsana che Giada abbia sempre tresche con tutti, se forse l’avessi finita con questa gelosia folle e infondata e una buona volta ti fossi deciso a crescere, Luca, forse non l’avresti persa! Lo vedi, anche ora, io ti dico Verona e tu invece di pensare che a Verona c’avevi un cognato, pensi all’ architetto! No, Luca, Giada non ti ha mai tradito. Lei aveva scelto te, nonostante i tuoi di tradimenti e diciamocelo, Lu’, siamo uomini entrambi, tu la tradivi e lei lo sapeva anche, non è stupida! Ma lei no, mai sfiorato un altro uomo, mai uscita con un altro, mai! Stronzo! Ma davvero nessuno ti ha detto la verità in tutti questi anni? Ah, no! Perché tu sei il Grande e Illustre Luca, l’uomo che non chiede consigli mai a nessuno, che non ha bisogno di confrontarsi con nessuno o che, se lo fa, lo fa fino a tarda notte con le amiche di Giada e non con i suoi di amici! Ma te ne rendi conto, che nessuna donna avrebbe mai sopportato tanto per così tanti lunghi anni? Le tue assenze, le tue fughe, i tuoi ritorni, i tuoi tradimenti, le tue triangolazioni stupide con quelle che Giada considerava sorelle, quelle che non ha mai avuto. Ma lo capisci che a 40 anni certe cose non si fanno più? E che tu ripeti sempre lo stesso copione con tutte? Che l’hai tenuta nel tuo limbo infelice senza futuro, promettendole un matrimonio e un figlio che non sarebbero giunti mai? Che lei ti ha aspettato con pazienza e tenacia, senza mai tradirti, subendo le umiliazioni di essere trattata come una amante piuttosto che come una vera fidanzata? Mai una foto profilo insieme, mai una dichiarazione d’amore con anello (e lo sai che Giada ci teneva!), mai una cena di famiglia a casa tua in cui con le palle di un vero uomo, annunciavi che te la sposavi la tua Giada! E poi ripicche, invidie, competizioni stupide con quella che doveva essere chi? Tua moglie o la tua tata? E poi questa gelosia stupida, fattelo dire, che diventava invalidante di ogni rapporto Giada avesse con chiunque: amici, colleghi, parenti, perfino amici tuoi! No, Lu’, tu di Giada e del suo vero amore per te non ne hai capito proprio nulla e forse è meglio così! Perché se davvero capissi che lei fino alla fine ti ha proposto di sposarti e fare un figlio con te nonostante la sua patologia, davvero impazziresti, per aver perso una donna come lei. Ma noi tutti zitti e muti dovevamo stare, amici tuoi perché anche suoi. E poi figuriamoci, la tua famiglia che l’ha sempre odiata e detestata perché Giada non era la donna per te, come se poi esistesse una donna per te, nella mente distorta dei tuoi. Svegliati, Luca! Si è arresa. Tutto qui. Ha capito che tu non la ami. Perché chi ama non sceglie la propria famiglia di origine, se la crea una famiglia tutta sua, se la sposa la donna che ama. La apprezza, la valorizza, si rende presente in ogni momento della sua vita, non maligna sui suoi traguardi sudati a fatica e la guarda con orgoglio e non sospetto e invidia! Ma tu devi sempre competere con tutti e dimostrare di essere sempre il migliore in ogni campo! A calcio, alla play station, nella vita di ogni giorno, nella carriera e perfino in Amore! Tu sai solo competere, Luca, non sai amare. E Giada, fattelo dire ci ha davvero provato a guarirti il cuore, a dispetto di Flavio che le ha sempre detto di lasciarti e che con te non avrebbe mai cavato un ragno dal buco. Giada ti ha sempre amato e lo so, perché tutti abbiamo sempre saputo del suo grande amore e della sua fedeltà nei tuoi confronti, tenace come l’edera, forte tanto da superare il veleno della tua famiglia contro lei e le tue perenni indecisioni. Hai sbagliato, punto! Anche il perfetto Luca sbaglia! Ma sai, quando proprio l’hai persa? Ora voglio dirtelo, così una volta per tutte, ti metti l’anima in pace e ti vai a trovare un’altra ragazza, con cui tanto ripeterai lo stesso copione del cazzo, giurandole amore eterno, salvo poi mandare tutto all’aria quando anche lei ti chiederà di fare una famiglia, di mettere radici e di costruire un futuro insieme. Ecco, l’hai persa quando quella notte te ne sei andato dalla sua amica fino a tardi a bere vino e fumare, come se nulla fosse, alle sue spalle, senza dire la verità. Alle sue spalle, come già avevi fatto con un’altra sua amica, rubandole quella che lei considerava sua sorella dopo la morte di Leandra. Ecco lì hai fatto quella ennesima cazzata alla quale tu non hai dato neanche peso ma che ha fatto comprendere a Giada tutto. Triangoli, Luca! Triangoli rubando le amiche a Giada? Mandandole a puttane rapporti nei quali lei crede? Facendole deserto attorno? Per punirla? Per provocarla? Per farla ingelosire? O perché sei solo un grande immaturo stronzo? Lo hai fatto per la seconda volta, Lu’, e considera che la prima volta, per quanto distrutta dentro, lei ti ha perdonato. E poi ci sono voluti anni per riavvicinarsi alla sua amica che Giada riteneva una sorella. Ma ovviamente dopo quello che hai fatto, non sarà mai più come prima quel loro rapporto, incrinato dalle tue confessioni intime, dalla tua ricerca di essere capito, apprezzato, stimato, voluto bene proprio dalle amiche della tua fidanzata! No! Fattelo dire, non si fa! Si va dagli amici maschi, da quelli che sono i tuoi e non le sue amiche, non si intossicano le relazioni d’amore con triangoli ambigui come hai fatto tu e non è vero che non ci fa niente! E se poi a noi maschi, amici tuoi da una vita, non ci hai mai ritenuto all’altezza tanto da aprire il tuo cuore e piangere, bere vino e fumare fino a tarda notte o di fare pranzi per sentirti meno solo e chattare ad ogni ora del giorno, bene uguale! Te ne vai da un parente, uno zio, una zia, una psicologa, magari la più impreparata che ci sia, ma non dalle amiche della tua fidanzata! Per convincerle poi di cosa? Che è Giada, la gelosa, la folle, la cattiva? Che è solo una graziosa civetta? Che vuole le luci dei riflettori addosso? Che vuole attenzioni di altri uomini o che sta in pace con i suoi ex? Ma perché tu non ci stai in pace con le tue ex? Tu non ne vuoi luci di riflettori addosso? Tu non ne presenti eventi? Non ne fai convegni? E non hai finanche social segreti? Almeno i social di Giada sono pubblici! Tu non chatti con altre? Tu credi davvero di essere così perfetto, Luca? Credi davvero di essere l’esempio di quella fedeltà assoluta che pretendevi da Giada, tanto da accusarla sempre, colpevolizzarla sempre? Tu credi davvero di non essere continuamente alla ricerca disperata di conferme? Tu credi davvero di non averla sputtanata in giro? Tu che l’hai accusata di qualsiasi cosa, di avere persino il diavolo in corpo, di avere amanti ovunque, di essere una narcisista manipolatrice? Tu che le hai detto di essere pazza? Tu che l’hai tenuta nascosta come un’amante qualunque? Qualcuno doveva pur dirtele queste cose, Luca, prima o poi! E visto che tu non parli con i tuoi amici perché in fondo a noi amici non ci hai mai considerato alla tua altezza e la tua famiglia non sa davvero nulla di te, se non che sei un uomo dalla carriera brillante (anche se tu dici che ti considerano un fallito) e visto che non hai saputo farti un cavolo di percorso per guardarti dentro e capire quanti problemi irrisolti hai (cosa che ti aveva sempre suggerito di fare Giada), beh, visto che il grande e onnipotente Luca se parla, parla solo con le amiche della sua fidanzata impedendo che continuino a essere le sue… e visto che nel mondo di ogni giorno indossi la maschera dell’uomo vincente, gentile a cui va tutto bene, pur qualcuno prima o poi doveva dirtela la verità. È toccato a me e me lo sarei anche evitato. Ma dovevi pure per una volta ascoltare e non raccontare sempre la storia di te vittima sfortunata di donne tutte uguali che ti vogliono incastrare sposandoti e poi per cosa? Per l’eredità? Ma fammi il piacere! Finisciti la sigaretta, Luca! Giada è a Verona e non torna, almeno per ora. Le hai devastato il cuore e ti sei divorato il suo amore per te, che invece credimi amico mio, anche se tu non mi hai considerato mai amico tuo, se no saresti corso qua quella notte e non dall’amica di Giada, il suo amore per te era vero, profondo, autentico, senza inganni. Lei davvero aveva scelto te. Voleva te e non di certo per la tua eredità o per la tua famiglia davvero accogliente e amorevole oserei dire che hai, né per la tua carriera brillante. Voleva te perché ti amava e ti guardava con orgoglio e fierezza, ti guardava con incanto e stupore come si guardano le persone che si amano. E lo voleva un futuro con te. Sei tu che prendi tutti per il culo, Luca, tutti! Familiari, parenti, amici, colleghi, donne e perfino Giada. Ma alla fine sai che ti dico? È una vita che prendi per il culo solo te stesso. Sei e resti un uomo solo, che non sa costruire, non si fida di nessuno e fa del male proprio alle persone a cui dice di volere più bene”. Luca nel frattempo, mentre Fabrizio parlava a ruota libera, era sprofondato dentro una nube di fumo di sigarette che si era fumate una dopo l’altra dal pacchetto posato sul tavolinetto, senza neanche dire una parola. Forse di lui restavano solo quel fumo evanescente e quella tossicità di cuore senza futuro. Finì l’ultima sigaretta, si alzò barcollando come fosse ubriaco e mentre stava per dirigersi alla porta, Fabrizio gli disse: “Una ultima cosa, devo dirti. Giada mi ha fatto avere un pacchetto per te, prima di partire per Verona. Di tempo ne è passato ma giuro sono stato troppo incazzato per dartelo e volevo dartelo senza neanche dire una parola. Ti chiedo scusa se non ci sono riuscito, ma alla fine, noi amici maschi, Luca ti abbiamo sempre voluto bene e prima o poi qualcuno di noi e non delle amiche di Giada, doveva dirti la verità. Questo è il pacchetto, non so cosa ci sia dentro, se lo aprissi davanti a me mi faresti un gran favore, non per farmi gli affari vostri ma almeno per sapere cosa si possa regalare a conclusione di una storia d’amore. Ecco il pacchetto!”. Luca prese il pacchetto nel silenzio più assoluto e lo scartò con voracità come si fa con una scatola di cioccolatini quando si è affamati e si ha l’acquolina in bocca. “Uno specchio – disse –. È uno specchio capovolto”.

“Che donna geniale, però Giada, amico mio!”, pronunciò Fabrizio. “Non tornerà più – disse Luca – vero, Fabrì?” “Non lo so, non prevedo il futuro, Luca; ma forse ora, altro conta di più”, disse Fabrizio. “E cosa?”, aggiunse Luca, “Cosa?” “Imparare a guardarsi dentro, Luca, e non per vedere che sei figo e puoi collezionare tutte le donne del mondo. Guardarsi dentro mettendosi a testa in giù, capovolti. Facendo lo sforzo di capire che gli specchi non servono solo per riflettere quanto si è belli e onnipotenti, non è proprio così. No! Non è proprio esattamente: Homo faber fortunae suae. E forse Giada con questo specchio capovolto voleva dirti proprio questo. Ma sei tu il latinista e il colto, amico mio, non io; io sono una umile guardia forestale. E le ho viste le incisioni delle iniziali dei vostri nomi su un albero nel bosco nel quale faccio la guardia. Cosa da prendervi una bella multa a tutte e due! Ma comunque questa è un’altra storia. Guardati dentro Lu’. Ci vediamo al campo di calcio questa domenica! Ma non devi per forza vincere, fidati, non c’è bisogno di vincere sempre e dimostrare a tutti di essere sempre il migliore! Vai bene anche così. Forse Giada ci ha provato sul serio a farti vedere bello dentro, pur con tutte le tue menzogne e le tue imperfezioni. Forse ora ci riuscirai amico mio, perché non vince sempre chi nella vita, arriva al primo posto. Nella vita vince chi arriva amando e lasciando che gli altri ci possano amare. Ma questa citazione non è mia!”

“Lo so di chi è – disse Luca -, varcando la soglia del pianerottolo di casa di Fabrizio che gli diede affettuosamente una pacca sulla spalla, mentre lui teneva stretto a sé quello specchio capovolto. “Sì! Ci vediamo al campo di calcio domenica! Grazie Fabrì” e lo guardò con gli occhi lucidi. “Queste cose non me le aveva dette mai nessuno per una vita intera. Sei un amico!” Poi provò a smorzare la commozione di quel momento. “Dai proverò a non vincere questa domenica in campo, per quanto mi venga difficile, lo sai!”. “Certo, lo so, stronzo!”, disse Fabrizio e furono le ultime parole che si sentirono su quel pianerottolo, quel pomeriggio di scirocco e sigarette.

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