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RossoBia

Le Stelle di San Marco – di Bia Cusumano, per RossoBia speciale estate…

Piero giunse all’ impazzata nella villetta di mare. Era una domenica di luglio calda e ventosa. Lo scirocco però era benevolo, accarezzava i gigli bianchi e le rose del giardino. Giuliana si era appena alzata. Sorseggiava il suo caffè vista mare e già pensava all’ultimo racconto da scrivere. No, ancora non era in ferie. Vi erano ben due pubblicazioni da ultimare che l’attendevano, prima del mare, della spiaggia e di quelle lunghe passeggiate al tramonto che amava fare ascoltando musica jazz. Auricolari, pareo, cappello, orecchini, un olio corpo con brillantini color oro addosso, insomma i suoi vezzi. Era stato un anno così intenso che neanche ci credeva che era ad un passo da poterlo considerare concluso con il suo solito sorriso incantato sul mondo. Doveva resistere ancora un po’. Ma in fondo era il verbo che più la rappresentava, da sempre. Era una vita che resisteva a tutto. Ormai era il suo stile di vita e anche se aveva il cuore sventrato, aveva abbastanza forza e coraggio per farcela. Guardava il pc, il suo buon compagno di viaggio. Pur da qualche parte doveva cominciare.

“Apri – una voce dal giardino – apri Giuliana, ti devo parlare!”

Era inconfondibile la voce di Piero. I due erano stati abbastanza a lungo sposati da non potere dimenticare il timbro di voce l’uno dell’altra, ma abbastanza poco, per non riuscire a concretizzare uno solo dei tanti progetti che avevano disegnato nella mente. Solo lì. Piero era un uomo “senza patria”, come lo definiva Giuliana. I progetti erano sogni e i sogni  solo parole da pronunciare la notte a letto tra abbracci focosi e promesse di amore eterno, puntualmente infrante. Da lì al divorzio però non erano giunti in fretta, c’era voluto molto tempo perché Giuliana accettasse che Piero fosse un uomo che semplicemente non sapesse costruire. Tanti uomini si erano avvicendati nel letto di Giuliana o per scordare Piero o come una volta, aveva detto lui, perché la compagnia fa bene al cuore. Ma mentre Giuliana, alla fine di un lungo calvario si era data pace e in una sana distanza da lui, aveva ritrovato l’equilibrio e la serenità, Piero era rimasto profugo. Sempre altrove e sparpagliato ovunque. Iniziava relazioni giurando a sé stesso fossero quelle giuste per poi puntualmente accorgersi che erano meteore dalla luce intensa ma dalla breve durata. Cadeva ripetutamente in fasi di inquietudine e malessere che ora non poteva più attribuire alla moglie, scaricando su di lei ogni colpa del suo stare male al mondo, e ciclicamente pur avendo altre donne, piombava nella vita di Giuliana perché il porto sicuro era lei. La casa era lei. Insomma, il faro durante i suoi perenni viaggi. Giuliana conosceva tutto di Piero e non era necessario nemmeno lui parlasse. A lei bastava respirare il suo odore, guardarlo negli occhi e leggergli dentro. Come fosse un libro perennemente blindato per gli altri e perennemente aperto per lei.

“Perché urli? – disse Giuliana – di prima mattina e di domenica poi?! Vuoi che ti sentano i vicini? Non mi pare sia proprio il caso! Come questa tua trovata geniale di essere qua! Che c’è? Che hai combinato questa volta?”

Giuliana era un pò mamma, un pò migliore amica, un pò sorella, un pò il punto di riferimento di Piero oltre tutto e tutti. Anche di questo, lei se ne era fatta una ragione, nel tempo. Rinunciando del tutto alla passione intensa che un tempo li aveva legati, ora non sarebbe riuscita neanche a dargli un bacio. Piero le aveva fatto troppo male. Vi erano state troppe menzogne, troppe mancate verità, troppe “altre”. Ma le parole, no. Aveva deciso di non negargliele. Aveva pensato che Piero fosse una sorta di naufrago e le sue parole fossero per lui una scialuppa di salvataggio. A nessuno si nega in fondo la possibilità di vivere. Neanche al proprio ex che ti ha tradito senza neanche capire cosa avesse perso e perché. Non era nel carattere di Giuliana, abbondonare le persone e poi lo aveva amato troppo per estrometterlo completamente dalla sua vita. Anche se ognuno di loro ormai aveva la propria. Con i propri successi e i propri fallimenti, i propri sorrisi e le proprie amare lacrime.

Piero era in uno stato confusionale. Forse non aveva dormito per l’intera notte, forse si era ubriacato o aveva fatto baldoria fino a tardi come fosse un perenne ragazzino. Forse aveva pianto. Aveva gli occhi arrossati, blaterava ancora da fuori la villetta, parole che lo scirocco ruzzolava via.

“Ti apro – disse Giuliana – ma ti prego, abbassa i toni e poi sai benissimo che non dovresti essere qui. I patti erano chiari tra di noi, una sana distanza e una corrispondenza da sponda a sponda, ricordi? Ce lo siamo promessi tempo fa. E tu hai accettato. I patti si mantengono. Qui potrebbe esserci chiunque e lo sai! come ti viene in mente di venire, con questa aria sbattuta e di sicuro, dopo una di quelle tue solite notti? Ma ti sei visto? Occhi rossi, blateri come fossi ubriaco, sei in uno stato pietoso.”

“Sto male – disse – ti prego aiutami, solo tu sai e puoi farlo.”

“Credo proprio che la tua ex moglie sia l’ultima donna al mondo a cui rivolgersi per chiedere aiuto, ma comunque, ti avevo promesso che ci sarei stata se fossi stato male, per cui, entra, lavati il viso, gettati sul divano e raccontami tutto con calma. Posso avere almeno il tempo di mettermi qualcosa di più consono? Non stiamo più insieme da anni, capirai che mi trovo un po’ in imbarazzo a farmi vedere in lingerie da te, ma ieri notte faceva troppo caldo per indossare anche solo una camicia da notte di seta.”

“Grazie Giuly – disse Piero – sei e sarai sempre una bella persona, molto più di me, di sicuro. Entrò nella villetta e si gettò sul divano con l’aria disperata.”

“Arrivo – disse Giuliana – il tempo di cambiarmi e ti raggiungo in salone, ma tu intanto lavati il viso, ti prego, sei tutto sudato.”

Si guardarono, Piero steso sul divano, come finalmente avesse trovato pace, dopo una notte insonne e Giuliana con la sua aria placida e materna, puntando i suoi grandi occhi scuri dentro quelli del suo ex, con i capelli rossi  disfatti dalla notte e dallo scirocco.

“Ti preparo il caffè – disse Giuliana – mi sa, che ne hai proprio bisogno. Ma si può capire che è successo? Deve essere una cosa grave per essere qui così presto. Si tratta di tuo padre? – disse – lo so che sta male, ma conoscendoti deve essere qualcosa di ancora peggiore!” Forse l’ironia non era proprio il tono adeguato da usare in quel preciso istante ma le venne spontaneo, mentre mettendo la capsula nella macchinetta del caffè e prendendo la tazzina di vetro trasparente lasciò che quel liquido odoroso defluisse come fosse la bevanda della salvezza.”

“L’ho messa incinta – disse Piero – lo capisci? Ho fatto una cazzata dalla quale non posso tornare più indietro. Non posso dirle di abortire, è figlio pure mio ma io non la amo. E’ accaduto e non so neanche come e perché. Ieri notte abbiamo litigato fino all’alba. Mi aveva detto che prendeva gli anticoncezionali, ed io come un coglione le ho creduto. Credo proprio volesse incastrarmi, sapeva bene che solo un figlio poteva farmi fermare. Ma io questo figlio non lo volevo da lei. Sì, le voglio bene e non ti nascondo che dopo il nostro divorzio, è stato l’unico modo che ho avuto per evadere, non pensare, forse cercare disperatamente di rinnegarti, dimenticarti, andare oltre. Ma un figlio no. Non lo avrei mai fatto con lei. L’unica donna con cui nella mia vita, ho davvero pensato di potere essere padre, sei stata tu, Giuliana, e non sono le solite parole che dico e poi contraddico. E’ la verità. Ora davvero, non so come fare.”

Piero era distrutto. Giuliana lo guardava attonita. Aveva perso le parole pure lei. Ma le tornarono ben presto.

“E’ tuo figlio. Punto. Non importa se non la ami. Avrai un figlio e sarai padre, devi concentrarti solo su questo. Una soluzione la si trova sempre nella vita, Piero. E dirti che sapevo sarebbe finita così, è inutile. Era chiaro che alla sua età, desiderasse un figlio e credo che a differenza tua, lei ti ami. Mettiti nei suoi panni. Non la condanno, perché ci sono stata pure io. Avrà pensato che l’unica maniera per non perderti, per averti suo, per farti costruire un futuro, fosse darti un figlio.”

“E’ un inganno, Giuliana – disse Piero – non si fa, le persone non si ingannano, non si prendono per il culo, non si incastrano per i propri disperati desideri di maternità. Avrebbe dovuto chiedermelo, dirmi se mi sentissi pronto per avere un figlio. Non si fa così. Non puoi difenderla. E’ indifendibile.”

“Proprio tu, Piero, parli di inganni, di prese per il culo? Lasciamo stare, il passato è abbastanza lontano per non sfiorarlo neppure e poi proprio, dopo una notizia del genere, mi pare nessuno dei due ne abbia voglia. Non credi però che tante volte sia stato tu l’artefice di tutto questo ingarbugliato disordine esistenziale ad effetto domino? Cosa vuoi che ti dica? Non puoi lasciarla durante la gravidanza, ha bisogno del tuo affetto, visto che non la ami. Avrà bisogno di te per crescere questo figlio ed essere genitori non vuol dire necessariamente andarsi a sposare. Poi sei liberissimo di farlo. Sei un uomo divorziato.”

“Ma se ancora di notte, scrivo a te? Quale sposarla? Che dici, Giuliana? Ma chi la ama questa donna? Potrà anche essere la madre di mio figlio ma non sarà mai il grande amore della mia vita. Quello resterai tu.”

“Sì, Piero, resterò io, da ex moglie, con un figlio che avrai da una donna che non ami e con delle lettere segrete che invii a me. Perché non riesci a stare senza cosa o chi? Una madre? Una migliore amica? Una sorella? Un punto di riferimento? Un faro nella notte perennemente tempestosa della tua vita? Ma vuoi crescere, per piacere? Insolita combinazione che la propria ex moglie sia pure la propria migliore amica, ma te l’ho concesso. Certe volte non ti accorgi però che chiedi davvero troppo. O forse sono io la stupida che te l’ho sempre concesso e permesso. Devi occuparti del bambino. L’amore, Piero, non è cosa per te, fidati. Ma un figlio è un figlio. Un altro genere di amore; uno eterno, che non si sgretola e finalmente almeno anche tu avrai qualcuno a cui appartenere e da non tradire. E’ un dono, non una punizione. Indipendentemente dal fatto che tu non la ami e non vuoi legarti a lei come a nessuna in maniera definitiva.”

“Ma se non l’ho fatto neanche con te, Giuliana, che eri tutto per me? Come puoi pensare che io mi leghi a lei in maniera definitiva? Già l’idea mi fa impazzire. Io non la voglio una famiglia standard, una casa da gestire in  coppia, una routine da portare avanti come fosse la cosa più normale del mondo, una convivenza a tempo indeterminato e le responsabilità di essere marito. Non è per me, non sono nato per questo. Ci ho provato, giuro, e se non ci sono riuscito con te, che sei stata e sarai sempre l’amore più grande della mia vita, figurati con un’altra. Non è nelle mie vene. Non lo so fare. Mi sento soffocato e alla fine scappo.”

“Lo sappiamo, lo sappiamo. Ma ora c’è un figlio. Il destino, il Karma, Dio, vedi tu chi citare, ti hanno chiamato a crescere, a diventare adulto e responsabile della vita di una creatura che dipende e dipenderà sempre da te, Piero. Cerca di calmarti, capire, accettare e guardare le cose da una altra prospettiva. Sii saggio, perché stronzo purtroppo ci sei sempre stato.”

“Ho paura – disse Piero – che questo cambierà inevitabilmente tutto tra noi due ed io non voglio. Voglio che resti la mia migliore amica. Sei l’unica che mi conosce veramente e l’unica che hai saputo veramente perdonarmi e dimostrarmi sempre un amore smisurato, paziente, benevolo, in tutti questi anni, nonostante i miei errori e i miei sbagli, di cui sono consapevole. Sono stato troppo orgoglioso forse per ammettertelo, ma lo so. Non sono un uomo stupido.”

“Non lo so, cosa cambierà tra noi – disse Giuliana – con l’arrivo di questo bambino. Ma molti anni fa, Piero, ti dissi una cosa, ricordi? Che mi era impossibile, per la mia etica dell’appartenenza, starti al fianco. Ma sarei rimasta dentro e che non t’avrei abbandonato qualsiasi cosa sarebbe accaduta nella tua vita. Qualsiasi donna dopo me avresti scelto e perfino qualsiasi cazzata avresti compiuto. Ti ho sempre detto che io sono una donna che resta. Non scappa. E quando comprendo che è impossibile restare in un certo modo che richiede costanza, impegno, devozione e fedeltà, decido di restare in un’altra maniera. Per cui, so bene, che in fondo questa mattina, volevi solo sentirti dire queste parole. Ecco, te le ho dette.  Resto. Ora riposati e torna da lei.”

“Come fai a non odiarmi? – disse Piero – in fondo io ti ho tolto e negato ogni futuro e anche oggi che vengo a dirti che sarò padre di un figlio non nostro, riesci a parlarmi così, con questa calma, questo equilibrio, questo amore, perdonami se mi permetto di usare questa parola per te sacra, lo so. Ma è quello che arriva e arriva tutto. Sei davvero la persona migliore che io abbia mai conosciuto nella mia vita e come e quanto mi hai amato tu, mai nessuno ci riuscirà. L’ho sempre saputo e sempre lo saprò. Lo dico oggi, senza orgoglio e con consapevolezza: sì sono stato davvero uno stronzo a perdere una donna come te. Ho sbagliato tutto nella mia vita. Sono un fallito, forse, uno che non merita essere felice. Avevi ragione tu. Il problema era il mio cuore bucato, il mio passato inquieto, il mio vizio perenne di volere andare oltre e non volere mai costruire. Avevi ragione. Ho distrutto tutto tra noi e hai fatto bene a metterti in salvo. A continuare ad andare avanti con i tuoi progetti, i tuoi eventi, i tuoi libri, i tuoi successi, perfino con i tuoi uomini. Sei una donna straordinaria, intelligente, profonda e matura. Di una bellezza che mi incanta e mi incanterà sempre. Ma ti giuro, a modo mio, pur facendo mille errori, io ti ho amato sul serio. Devi credermi.” Giuliana, sorrise, ascoltò in silenzio, forse anche commossa, ma con la sua solita dignità e compostezza non lo diede a vedere. Si avvicinò al forno e prese dei biscotti che aveva preparato la notte precedente. Amava cucinare biscotti la notte, era un suo dei suoi riti.

“Mangia una stella di San Marco. Ieri notte ho impastato i biscotti. Sai, quelli con la glassa a forma di stella, che ogni tanto facevo quando eravamo sposati. Credo siano quelli che mi riescano meglio. Dopo il caffè, rimettono al mondo e poi ti danno quella meravigliosa illusione di toccare il cielo, e per un po’ di averlo dentro.  E con il cielo dentro, la terra si fa più leggera e  sopportabile… no?”

“Grazie Giuly – disse Piero – potranno passare anche decenni e secoli ma tu per me sarai sempre la mia Giuly. L’unica donna che mi ha abitato e continuerà ad abitarmi dentro.” Allungò la mano, prese un biscotto, lo gustò, riassaporando tutto il loro grande amore di cui ora restavano briciole sparse come quelle che fece sul divano nel salone di Giuliana. Come quelle che Pollicino disseminò lungo il sentiero per potere un giorno tornare a casa. Casa… chissà se un giorno avrebbe ritrovato la via di casa, magari da padre, magari da marito, magari continuando per una vita ad amare Giuliana da sponda a sponda della stessa terra.

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