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Musiche del sole nascente Quasi trecento spettatori per la prima alba “lirica” nel parco archeologico di Selinunte

Nessun dorma” è risuonato accompagnando l’alba che cresceva e rendeva i templi rosati. Dinanzi ai cantanti che affrontavano la romanza di Calaf da Turandot, un pubblico affascinato, quasi trecento spettatori che sono entrati nel parco archeologico quando era ancora immerso nella notte. Stamattina la prima “alba lirica” a Selinunte (la prossima sarà domenica 21 agosto), un esperimento perfettamente riuscito di una visita inconsueta per orario, metodo e fascinazione. Il format è quello di CoopCulture già sperimentato, ma che per la prima volta tenta l’approccio con le voci liriche. Suddivisi in gruppi, hanno seguito la guida che si inoltrava tra i templi: ed ecco le prime arie, i fiati, le percussioni.

Un successo che non ci aspettavamo ma che ci spinge a tentare nuovi approcci di visita: il parco all’alba è stata una sorpresa anche per me, non ne immaginavo la potenza, è stato persino possibile vedere la costellazione di Orione” dice il direttore del Parco archeologico, Felice Crescente. Il pubblico è entusiasta: tantissimi giovani che non sono andati a dormire e si sono presentati all’ingresso alle 4; turisti affascinati, ma soprattutto tanti residenti che, hanno confessato, non sono mai entrati a Selinunte a quest’ora.  “Una visita inconsueta e affascinante che permette di scoprire il parco sotto una luce nuova, ma che soprattutto attira il pubblico più giovane” dice Letizia Casuccio, direttore generale di CoopCulture.

Un tappeto sonoro che andava di pari passo con la visita, abbracciando i templi che emergevano pian piano dal buio. Entrare in un parco archeologico addormentato, dove un semplice sospiro rimbomba, è un’esperienza che difficilmente si dimentica: sembra tutto ovattato e nello stesso tempo, grandioso. E ascoltare la voce lirica che si alza, si trasforma, accompagna le morbide carezze della luce che nasce, diventa quasi di latte, e poi inonda i templi dorici che appaiono come se nascessero dalla terra. Le “stazioni” hanno impegnato tre cantanti – i soprani Federica Maggì e Emanuela Sala, il tenore Luciano Giambra – accompagnati da Maurizio Maiorana (fiati percussione e voce), Manuel Scarano (chitarra e voce) e Marcello Iozzia al pianoforte, seguendo la drammaturgia musicale di Giovanni Mazzara. Le arie e le romanze sono tra le più conosciute, unite a brani pop: Tacea la notte placida da Il TrovatoreQuando m’en vo (Il Valzer di Musetta) da La BohemeNessun dorma da TurandotLibiam ne’ lieti calici da La Traviata; le canzoni popolari che rendono omaggio all’alba, O sole mio, la serenata E vui durmite ancora a Mattinata di Leoncavallo, la ninna nanna Durme Durme. E le scorribande pop anni ’60 e ’70,  ma anche un medley da Hair, ovvero Aquarius e Let the sunshine.

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