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‘Devastazioni. Il femminismo a casa mia’. Rubrica di Daniela Gambino

Ultimamente se ne parla ovunque. Giornaliste, “personaggie” televisive, tutte puntano il dito sulla mancata rappresentanza delle donne, sul cat calling e su altre mancanze di rispetto nei confronti delle donne.

La soglia di attenzione è talmente alta che io stessa, da aspirante attivista per i diritti civili, fatico.

Scorro su un social, apro un giornale, polemiche, partecipazioni impari a trasmissioni, partite, amministrazioni, governi.

La sera, mi metto a letto e mi dico “mi sfuggono chissà quante disparità”: non so se sono pigra, poco emancipata, ma mentre lavoro e scrivo a testa bassa (sì, non per mancanza di fierezza, ma sulla tastiera io sto così), certe volte sogno un colpo di reni e un ribaltamento totale. Vorrei che questo interrogarsi fosse condiviso, amorevolmente, con gli uomini.

Chiedere loro, a questi uomini, ma come vi sentite ad essere considerati dei veri, assoluti, totali, stronzi? Ma per quanto volete stare a questo gioco al massacro? Ma la vogliamo finire?

Vorrei, una mattina, svegliarmi e smettere di immaginarmi sempre dalla parte debole, vittima, lesa ad ogni istante (lo so che è così, e guai a sminuire la mia aderenza alla causa), perché mi illudo che forse questa apertura al dialogo sarebbe un atto di profondo femminismo. Da parte di entrambi.

Dire agli uomini che è così: siete e potete essere i veri complici di un cambiamento conveniente, per entrambi i sessi. Non piacerebbe anche a voi mostrare la parte fragile? E poi gli uomini femministi sono davvero molto sexy (ehm, dire che è sexy, non sarà maschilista?)

Forse basterebbe cambiare punto di vista, per placare gli animi. E ammetterlo, per una volta: “sì, se lo vogliono, anche gli uomini possono fare tutto. Esattamente come le donne”.

Possono cucinare, ordinare, lavorare, prendere i bambini a scuola e leggere loro le favole. Possono esserci. Essere persone su cui contare.

Uomini, dovreste scendere in campo, dire che vi prendete cura della famiglia, degli oggetti, della cose. Che siete capaci di amare, davvero, senza scopo e utilità, così perché si ama e basta.

Uomini, ma non vi siete sentiti offesi? Quando Pillon ha dichiarato che non siete fatti per l’accudimento?

Dovevate offendervi voi (poi non so, è una frase da Bar), mica le donne, che sono corse a ribadire che ne sanno di ingegneria elettronica, come se non fosse evidente.

Sono corse a disconoscere l’accudimento, come se non fosse in ogni cosa, come se non si accudissero documenti, libri, case, ricerche, idee e persino appunti.

E voi uomini non avete detto nulla, eppure io lo so, che siete affettuosi, protettivi e accoglienti. Io lo so, dovevate ribadirlo con fierezza: sono un uomo e sono portato per l’accudimento di un altro essere umano. Se non accudisco, il mondo va a rotoli. E ora andiamo al bar a parlarne.

Fra persone, non fra stronzi e vittime, ma persone. Solo persone. Se una mattina mi svegliassi, e niente, continuate voi…

Daniela Gambino: palermitana doc, ha scritto una dozzina di libri, fra cui il saggio Media: la versione delle donne. Indagine sul giornalismo al femminile in Italia, uscito per Effequ; per caso è diventata una attivista etero per i diritti LGBT (per caso, perché i diritti umani sono degli umani e basta) con il saggio 10 gay che salvano l’Italia oggi, ha scritto il romanzo La perdonanza (entrambi i volumi pubblicati dalla casa editrice Laurana). Gestisce su facebook il blog @Comunicarepop. È in libreria con Conto i giorni felici, edito da Graphe.it, e sta lavorando al saggio Devastazioni, il femminismo a casa mia.

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