Pubblicità

Pubblicità

Varie

‘Devastazioni. Il femminismo a casa mia’. Rubrica di Daniela Gambino

Volete che vi racconti delle differenze che ho notato, quando ho avuto un capo donna, al lavoro, e quando ho avuto un capo uomo? A volte, nessuna. Ho avuto casi di sfruttamento perfettamente alla pari. Pagamenti in nero, fuori orari, zero straordinari. Perché l’abuso di potere rischia di non avere genere: “Mi piacerebbe che (il movimento #metoo n.d.a) avesse idee su come cambiare davvero le cose, anziché fare solo ciò che ha fatto finora, ossia condannare un abuso dopo l’altro – dice la scrittrice Jessa Crispin, autrice del pamphlet Perché non sono femminista. Un manifesto femminista, alla rivista Il Librario – Vediamo uomini perdere il lavoro e la loro posizione di potere in base alle accuse, ma c’è bisogno di costruire un sistema capace di investigare e riconoscere gli abusi denunciati. Faccio fatica a supportare un movimento così poco mirato al futuro e alle sue conseguenze. Se sostituiamo gli uomini di potere con le donne, non risolviamo nulla. Il potere può ancora essere abusato, a meno che venga cambiato il sistema”.

“Forse dovremmo riflettere criticamente sul bisogno di avere o darci una o più leggi, per essere più certe e certi, ma sempre “modi” del potere, cui soggiacciono anche le donne. Il potere mi sembra sempre la tentazione più pericolosa: in verità anche quello che definiamo potere patriarcale si fonda su un patto con le donne, che nella famiglia si accontentano di un sottopotere cui però tengono moltissimo, e che non rinunciano allo stesso modo ad esercitare”. Scriveva la “nostra” Rossana Rossanda.

Bisogna mettersi d’accordo sul concetto di solidarietà femminile. Non significa semplicemente ‘non ti faccio lo sgambetto mentre tenti di raggiungere un obiettivo’. Riflettiamoci. Dovrebbe essere ti “aiuto a stare al mondo (se l’ho capito meglio di te)”.

Che poi ci dicono ‘non siete solidali’ e ci offendiamo. Ma, alcune volte, mi sono sentita trattata con sufficienza da femministe, come dire, più colte e consapevoli di me. Femministe con la patente e accreditati studi di genere. Mi è successo anche fra giornalisti o professionisti, questo atteggiamento di superiorità, come se alcuni di loro fossero consapevoli di essere veri giornalisti e ti facessero notare la tua condizione di copia minoritaria: ovvero di pubblicista freelance.

Questo per dire, che noi donne non siamo esenti dal mettere in atto dinamiche discutili, ma questo non deve penalizzarci: è l’intero ambito umano che tende a creare gerarchie di potere e noi ne siamo fieramente parte.

Perché non ammetterlo? Ma esistono centinaia di modi per cominciare a mettere in pratica la solidarietà, traendo esempio dal quotidiano.

Solidarietà femminile, per cominciare, è non ridere delle battute sessiste.

Se un uomo fa una battuta sessista il 90 per cento delle volte è consapevole di cosa sta dicendo. Sta sfidando. Sta testando il livello di consapevolezza. Ok. La faccio semplice: ‘sta

chiedendo complicità’, sa che nessuno lo lapiderà. Sa che chi ride con lui, se è donna, lo sta compiacendo (fatti suoi, sul perché, lo sta compiacendo), perché ha superato un piccolo ostacolo pur di farlo: ridere con lui.

Ridere, in effetti, può essere più soddisfacente di essere solidale, lo ammetto. Ma non ha lo stesso risvolto positivo ed educativo.

Lo so che sembra complicato, ma in una parola, se siete donna e fanno una battuta sessista che lede un’altra donna, non ridete. Non vi sganasciate come se la cosa non vi riguardasse. Sull’aspetto fisico, l’età, il vestito, la pancia. Anche se è divertente. Magari ditelo, mi diverte, e rispondete con una battuta sessista sugli uomini. Ce ne sono a milioni. Ma, credetemi, secondo me, non fanno ridere neanche quelle.

Se non sghignazzerete, senza neppure nominare la parola ‘femminismo’ – che tanto vi spaventa, perché non è né sexy, né leggera – contribuirete a un mondo meno sessista. Non ci credete? Provateci.

Daniela Gambino: palermitana doc, ha scritto una dozzina di libri, fra cui il saggio Media: la versione delle donne. Indagine sul giornalismo al femminile in Italia, uscito per Effequ; per caso è diventata una attivista etero per i diritti LGBT (per caso, perché i diritti umani sono degli umani e basta) con il saggio 10 gay che salvano l’Italia oggi, ha scritto il romanzo La perdonanza (entrambi i volumi pubblicati dalla casa editrice Laurana). Gestisce su facebook il blog @Comunicarepop. È in libreria con Conto i giorni felici, edito da Graphe.it, e sta lavorando al saggio Devastazioni, il femminismo a casa mia.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: