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Miracolose, sacre, legate al racconto. Ecco le immagini “parlanti” del Medioevo. Al Pasqualino i maggiori medievisti della cultura visuale a confronto

Domani e il 13 dicembre al Museo delle marionette si terrà il convegno internazionale L’immagine bustrofedica. Culture visuali
nel Medioevo Mediterraneo

Che cos’hanno da dirci le immagini medievali studiate e ristudiate, che non ci abbiano ancora detto? Moltissimo, se le si interroga nel modo giusto. Anzi: si scoprirà come queste ritornino, siano presenti anche nella vita contemporanea, attraverso percorsi spesso tortuosi.

I più importanti medievisti dell’immagine del panorama internazionale si sono dati appuntamento al Museo delle Marionette per il convegno L’immagine bustrofedica. Culture visuali nel Medioevo Mediterraneo, con la direzione scientifica di Licia Buttà e Rosario Perricone, che si terrà domani, martedì 12 e mercoledì 13 dicembre a partire dalle 9.

Ad aprire i lavori sarà proprio Jean-Claude Schmitt (Ecole des Hautes Études en Sciences Sociales, EHESS, Paris), lo studioso che ha rivoluzionato il modo di interrogare l’iconografia medievale ponendo l’accento, più che sull’esecutore o sul committente, sul contesto in cui l’immagine è inserita. L’esempio più lampante è forse quello delle cosiddette immagini miracolose, che “agiscono” sul fruitore: perché il miracolo avvenga, è necessario mettere in atto una ritualità (il bacio, il contatto, la prossimità, per esempio).

Alla due giorni del Museo delle Marionette, fra gli altri, prenderanno parte studiosi del calibro di Elina Gerstman (Case Western Reserve University, USA), Michele Bacci (Fribourg University), Beat Brenk (Basel University), Michele Cometa (Università degli Studi di Palermo)Carla Bino (Università Cattolica, Milano), Rosa Maria Rodriguez Porto (Universidad de Santiago de Compostela) ed Eduardo Carrero (Universitat Autònoma de Barcelona).

Saranno molteplici gli aspetti attraverso cui l’immagine medievale verrà analizzata nel suo ruolo sociale e antropologico, attraverso le culture visuali che dal Mediterraneo hanno irradiato le tre principali religioni (ebraica, musulmana e cristiana). Un viaggio che non si fermerà soltanto all’iconografia, ma che coinvolgerà anche i testi che “funzionano” da immagini.

Si parlerà anche di iconografia della danza e poi della leggenda, che incrocia il racconto biblico, del fabbro musicante, inventore degli strumenti musicali.

E che le raffigurazioni prodotte nel Medioevo sopravvivano al tempo, attraverso processi spesso tortuosi, di andata e ritorno, come suggerisce il titolo del convegno, sono un esempio quelle legate ai pupi siciliani. In questo caso, la figura del guerriero e la rappresentazione dei meccanismi narrativi a esso collegato sono arrivati a noi quasi intatti, continuano a tenerci per mano e con noi proseguono il racconto.

Il convegno è realizzato con il finanziamento del Ministero della Cultura -Direzione generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali, del Ministero dell’Università e della Ricerca e dell’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, e in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo, Dipartimento culture e società – Dottorato in cultura visuale, l’Accademia di Belle Arti di Palermo, Gobierno de España – Ministerio de Ciencia e Innovación, Dancing women, idolatry and rituals: visual culture and cultural history of dance in the Middle Age, Univerisitat Rovira i Virgili – Departament d’Història i Història de l’Art.

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