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Lettera aperta a Benedetta Rossi (con un prologo) – di Anna Martano

Prologo per pronta consultazione:

il 13 aprile scorso Dissapore, notissimo food magazine on line, pubblica un articolo, a firma Chiara Cajelli, dal titolo “Le peggiori 10 ricette di Fatto in casa da Benedetta” https://www.dissapore.com/cucina/le-peggiori-10-ricette-di-fatto-in-casa-da-benedetta/

Qualche giorno dopo, la foodblogger e conduttrice tv pubblica, sui suoi canali social, un video (https://www.facebook.com/fattoincasadabenedetta/videos ) in cui, tra lacrime e rabbia, lamenta la pubblicazione dell’articolo sostenendo che sia lei che i suoi fans sarebbero stati vittima di hate speech e cyber bullismo, insomma sarebbero stati insultati incassando la solidarietà, tra gli altri, di Antonella Clerici che definisce “gastrofighetti” coloro i critici di Benedetta Rossi altrove definiti anche “rosiconi”.

A seguire il comico e autore Luca Bizzarri va a cercare i commenti degli haters senza trovarli e così pubblica una ironica ma puntuale puntata del suo podcast (https://www.spreaker.com/user/choramedia/non-hanno-un-amico-s01-e180 )

Quale commento all’accaduto, ecco, di seguito, la mia lettera aperta alla Signora Benedetta Rossi.

Gentile Signora,

desidero innanzitutto porgerLe i miei complimenti per la sua straordinaria abilità imprenditoriale: dal nulla Lei è riuscita a costruire un impero mediatico ed economico dimostrando non comuni doti comunicative; e il Suo capolavoro è proprio il video con cui si è sfogata in merito ai presunti attacchi ricevuti in rete. Nel video in questione, Lei, gentile Signora, dapprima riveste il ruolo di vittima di alcuni organi di stampa rei di aver detto, come il bambino della famosa fiaba, “il re è nudo”; poi si erge a paladina dei suoi followers apostrofati come ignoranti il che, Signora mia, non è un insulto ma una semplice constatazione: i suoi followers infatti dimostrano di ignorare i fondamenti della cultura gastronomica diversamente non metterebbero il “pollice su” ad amenità quali il pan di Spagna con il lievito o il “finto” gelato a base di panna e latte condensato; da ultimo veste i panni della buona samaritana che corre in soccorso di una mamma che vuole organizzare la festa della figlioletta suggerendo prodotti di basso costo, certamente, ma di altrettanta bassa qualità, salubrità ed etica.

Lei, Signora cara, ha costruito il suo personaggio proponendosi come l’amica della porta accanto; ma lei non è la vicina di casa che passa la ricettina, Lei è una comunicatrice che parla a milioni di persone e questo Le impone alcune responsabilità. Sapeva, Signora mia, che il tonno in scatola da 80 centesimi la lattina è un tonno pescato nel sud-est asiatico dai cosiddetti “schiavi del mare” che sulle piattaforme di pesca sono costretti a massacranti turni di 18 ore al giorno per 2 $ al giorno? Sapeva che se una passata di pomodoro costa 30 centesimi la bottiglia, le alternative sono due: o quel pomodoro è stato raccolto ricorrendo alla pratica illegale del caporalato oppure, come hanno dimostrato alcune indagini delle forze dell’ordine, è stato prodotto partendo da concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina? Sapeva, Signora mia, che le grandi catene discount applicano il perverso meccanismo delle aste al doppio ribasso che strozza i produttori e che determina un dumping sociale ed economico in danno dei lavoratori dell’industria alimentare italiana? Ancora, cara Signora, è al corrente che da tempo la Società Italiana di Pediatria ha lanciato ripetuti allarmi per il numero di bambini in età scolare affetti da obesità e/o diabete di tipo 2 e sapeva che è talmente frequente l’ipercolesterolemia nei bambini che l’industria farmaceutica produce e commercializza statine per uso pediatrico? Di fronte a dati così drammatici ritiene davvero opportuno e saggio proporre come merenda per i bambini una sfoglia farcita di wurstel e patatine con un concentrato di grassi assolutamente nocivo per la salute dei bambini cui è destinato?

Lei pone l’accento sulle difficoltà economiche delle famiglie ma non c’è necessità per forza di spendere tanto per mangiare in modo sano e sostenibile; è sufficiente seguire i criteri di stagionalità e territorialità, basta imparare a evitare gli sprechi, perché tuttora gli sprechi alimentari delle famiglie italiane sono eccessivi (dato 2022: 27 kg di cibo

l’anno pro capite) e incidono tanto sui bilanci familiari, e basta imparare a fare la spesa nel modo corretto: ci sono i mercati del contadino, ci sono i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) che consentono di fare acquisti condivisi comprando direttamente dai produttori cibo di qualità a prezzi contenuti, ci sono tanti consorzi di qualità che vendono on line accorciando la filiera commerciale e praticando, dunque, prezzi convenienti per il consumatore finale che, in tal modo, può far quadrare i conti senza rinunciare alla qualità?

Signora mia, si goda il suo meritato successo, si compiaccia dell’impressionante numero dei suoi fans e delle sponsorizzazioni di cui, conseguentemente, beneficia ma sia pronta a pagare, silenziosamente, il prezzo del dissenso.

Un’ultima precisazione: coloro che cercano di fare, attraverso la comunicazione, educazione alimentare, non sono, non siamo, come Lei e alcuni suoi “soccorritori” sembrate ritenere, “fighettini gourmet” o “gastrofighetti” alla ricerca della specialità delle specialità… Siamo comunicatori consapevoli che educazione alimentare significa educazione alla salute e alla sostenibilità, siamo cittadini consapevoli che il cibo è un valore e che, pertanto, deve avere un giusto costo, siamo professionisti consci dell’importanza sociale, economica ed occupazionale del settore enogastronomico per il nostro Paese. E, soprattutto, siamo persone che si sforzano di comunicare ili cibo in “scienza e coscienza”.

Cordialmente,

Anna Martano

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