#Pensieriemozioni di Irene Catarella – Sulla Giornata della Libertà di Stampa e su quella del Libro
La libertà di stampa, che oggi sembra qualcosa di scontato, è una conquista che è stata sancita in Italia dall’Articolo 21 della Costituzione del 1948: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Con l’avvento dei social, tale libertà ha raggiunto la sua apoteosi, infatti ognuno posta le proprie opinioni in modo libero e indipendente, tale da poter essere letto da persone di tutto il mondo (anche perché se si usa una lingua straniera, si può usufruire della traduzione immediata). Vi è un’etica della scrittura social? Vi è un’etica della scrittura? A voi l’ardua sentenza perché il confine tra la libertà di poter dire ciò che si pensa e il buon gusto nel farlo o la veridicità di ciò che si afferma, ha un confine sottile. Quando poi si parla di un libro le cose si complicano. La responsabilità di ognuno si moltiplica. Oggi tutti scrivono libri. Ha ancora senso che si celebri la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore? Rispondere a questa domanda credo che sia una scommessa per fare capire a tutti, soprattutto alle giovani generazioni, il valore della lettura di un “buon libro”. Puntualizzo l’aggettivo “buono” perché non tutti lo sono. Credo che la differenza la faccia l’intento con il quale si decide di mettere nero su bianco ciò che si sente, ciò che si pensa, ciò che emoziona, ciò che si vuole narrare o la trattazione di un argomento che si conosce in modo particolare. Come sempre la prima risposta alla domanda iniziale la do con dei versi perché penso che la parola performante della poesia possa illuminare con immediatezza o porre un seme da coltivare nelle #menticuore di tutti. Per questo condivido i versi della mia poesia #Parolebraccia, che fa parte della raccolta #Cantoanima: Mi misi a scrivere/ per comunicare al mondo/ il #sognomessaggio del mio #corpoanima/ donare ai miei #fratellisorelle/ quelle #parolebraccia/ dove rannicchiarsi al sicuro/ dal #frastuonodolore del mondo e/ dalle #rivalitàinvidie che inquinano/ il nostro #esseressenza. Chi scrive un “buon libro” vuole comunicare qualcosa che sia utile, vero, un dono per l’umanità, qualcosa in cui si crede veramente con tutto il proprio #corpoanima, qualcosa che sia protezione dal male che serpeggia e che quindi crei un momento di bellezza in cui aprirsi senza paura per accogliere un messaggio che possa migliorarci, che possa nutrire quel bene immateriale e basilare che è la nostra interiorità.
Non tutti i grandi libri hanno un intento educativo.
Uno scrittore non si definisce grande solo perché animato da buone intenzioni.
Soprattutto, un testo artistico non svolge una funzione banalmente celebrativa ed encomiastica (altrimenti il povero Vincenzo Monti sarebbe il piú grande poeta della nostra letteratura, invece di subire la damnatio memoriae a cui è andato incontro per la sua tendenza a celebrare tutto e tutti, senza dimostrare alcuna coerenza).
L’ arte sfugge a facili categorizzazioni.