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Intervista allo scrittore Alessandro Golinelli. E’ stato per anni ospite del Maurizio Costanzo Show

Ha rappresentato una delle presenze ‘fisse’più interessanti e affascinanti del ‘Maurizio Costanzo Show’, che a tanti, e per diversi anni, ha tenuto compagnia a tarda sera grazie a una formula televisiva divenuta quasi un rito, con la regia di Paolo Pietrangeli e le note, al pianoforte, di Franco Bracardi, unica e fedele spalla di Costanzo nel famosissimo talk show. Puntate eccezionali per chi si abbeverava alla fonte dell’intrattenimento più colto e, talvolta più bizzarro, che non smetteva di presentare al suo pubblico eccellenze nel campo dell’editoria, dell’arte, del teatro e anche, di tanto in tanto, della stravaganza. Alessandro Golinelli, scrittore e regista, faceva parte della schiera degli affabulatori dal carisma inimitabile, che garantivano alle puntate delle quali era ospite anche la giusta dose di ‘suspence’, per i vivaci confronti che – in base agli argomenti della serata – potevano derivarne con gli altri protagonisti sul palco compagni di avventura. Una tv d’altri tempi, in cui, anche le polemiche e i diverbi, assumevano tutto un altro aspetto rispetto a ciò che accade oggi e senza eccezione. Alessandro Golinelli è nato a Pisa, dopo la laurea si è trasferito a Milano dove, nel 1989, ha scritto ‘Basta che paghino’, incentrato sul tema della prostituzione maschile. Il romanzo pubblicato nel 1992 è entrato nella classifica dei libri più venduti, con due edizioni in un mese. Ha lavorato come autore televisivo per Mediaset e Rai occupandosi di programmi comici come ‘Il TG delle vacanze’, o per giovani, come ‘Unomania Magazine’, o di attualità, come ‘Target’.  Ha continuato a scrivere e pubblicare romanzi (‘Kurt sta facendo la farfalla’, ‘Angeli’ e ‘La felicità della signora’) e articoli, a tradurre dal tedesco e dall’inglese, a occuparsi di televisione, alla Rai e a Telemontecarlo, e a partecipare come ospite a talk show. Nel 1996 è approdato alla casa editrice Il Saggiatore con la quale nel 1999 ha pubblicato ‘Come ombre’, nel quale descrive una tribù di trentenni degli anni novanta e che è considerato uno dei romanzi più rappresentativi di quegli anni e uno dei maggiori successi della storia della casa editrice. Si occupa anche di editoria, e scrive su numerosi settimanali e mensili. Nel 2002 è uscito ‘6°’, romanzo che ha ottenuto un notevole successo di critica. Nello stesso anno ha scritto, in collaborazione con Enzo Martinelli, ‘Il volo di Margherita’, saggio su globalizzazione, modernità e liberalismo. Nel 2005 è uscito ‘Le rondini di Tunisi’, romanzo ambientato nel mondo arabo. Nel 2005 in coppia con Rocco Bernini ha girato un film in digitale con Gianni Fantoni dal titolo ‘Fi Jerda – Al campetto’, sul tema dell’immigrazione, e ha cominciato una collaborazione triennale con il gruppo televisivo Mediapason. Sempre con Rocco Bernini ha girato nel 2010-2011 il documentario sulla pena di morte in Iran per i gay dal titolo ‘Angels on Death Row The Ebrahim Hamidi’s Case’, che ricostruisce il caso di un giovane condannato alla lapidazione per presunta omosessualità. Il documentario ha partecipato a numerose rassegne e festival tra cui: Torino GLBT Film festival, Milano Festival Mix, Sicilia Queer film fest, Barcelona GLBT Film Festival, Festival Mix di San Paolo in Brasile, Göteborg Film Festival. Nel 2012 ha pubblicato il libro ‘L’amore semplicemente’, una storia di passione vissuta da due adolescenti nella Mauthausen del 1944 e dal quale ha tratto lo spettacolo teatrale ‘I giardini di Mauthausen’ con musica originali di Federico Mantovani, che debutta al Teatro civico di La Spezia il 29 gennaio 2016 per la regia di Davide Faggiani. Nel 2014 è uscito il romanzo di ambientazione egiziana ‘Una Rivoluzione’, con il quale ha conquistato il Premio Montale Fuori di Casa per la narrativa.

Intervistarlo per LoftCultura è stato un bel momento dedicato alla nostalgia:

D – Dagli esordi televisivi, con la partecipazione al Maurizio Costanzo Show, com’è cambiata professionalmente la sua vita, negli anni?

R – La mia partecipazione al MCS era del tutto gratuita e non faceva parte della mia vita professionale. All’epoca infatti in TV ci lavoravo già da un paio d’anni come autore. Ho continuato a  occuparmi di produzioni televisive fino a una quindicina di anni fa poi mi sono dedicato più al cinema, al teatro e a continuare a scrivere.

D – La televisione di quel tempo in cosa fondamentalmente è diversa da quella di oggi, a suo modo di vedere?

R – La tv degli anni novanta e duemila era una tv che sperimentava, che ci provava almeno, e nella quale c’erano parecchi investimenti anche umani. Poi si è preferito puntare su programmi real diciamo, e talk show perché molto più economici. Oltretutto  mi pare che i toni siano sempre più esasperati e violentemente politici. Devo però confessare che ho sempre guardato pochissimo la tv in senso stretto, Show, attualità,  tg, etc, limitandomi a sport, film e telefilm, e da molti anni la evito preferendo la visione on demand.

D – Tornerebbe in tv a che condizioni e in che programma, se glielo proponessero?

R – Tornerei a promuovere i miei libri e a parlare di ciò che so.

D – Sui diritti civili ci fa un suo elenco delle tre priorità nel nostro Paese?

R – Ius soli che sancisce un diritto e non lo mette in palio come lo ius scholae benché meglio quello che niente. Una legge seria contro le discriminazioni di ogni tipo. Legge sul fine vita. E aggiungo liberalizzazione delle droghe leggere.

D – Quali sono le pecche dell’informazione italiana, se ne riscontra?

R – In certi programmi o testate è troppo orientata per appartenenza politica o di interessi, ma credo che esistano molti ottimi giornalisti che la salvino dai colleghi pessimi.

D – I suoi riferimenti culturali ad oggi quali sono? E quelli politici, se ne ha?

R – Sempre gli stessi. La letteratura europea degli ultimi duecento anni e il razionalismo. Politicamente sono liberale, liberista e pro globalizzazione.

D – Il ricordo più bello della sua gioventù? Sempre dal punto di vista della crescita professionale… Il successo che ricorda con maggiore emozione

R – Un innamoramento vacanziero, non dico altro. Quello professionale quando nel 1992 passeggiando per il centro di Milano sono finito davanti a una vetrina della Mondadori interamente dedicata al mio romanzo, ‘Basta che paghino’.

D – Il libro che consiglierebbe?

R – ‘La Colpa’, di Ghirghis Ramal, edizioni Dea Planete.

D – Di cosa si sta occupando adesso e quali progetti futuri ha?

R – Sto scrivendo un romanzo che si svolge lungo gli ultimi novanta anni e non ho altri progetti.

D – Come trascorrerà le vacanze?

R – Al mare con la famiglia.

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