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‘Devastazioni’ – Ultima puntata della Rubrica di Daniela Gambino

Oggi chiudo la mia rubrica su Loft cultura. Mi vorrei congedare senza grandi artifici, piuttosto parlandovi di una scena amata e condivisa sui social. Si tratta di un frammento del film La Grande bellezza, diretto e sceneggiato da Paolo Sorrentino, che apprezzo moltissimo.

La scena di cui parlo è quella in cui Tony Servillo, alias, Jep Gambardella abbandona Isabella Ferrari, alias Orietta, dopo una notte d’amore.

Jep si allontana mentre Orietta è andata nell’altra stanza a prendere il Pc per fargli vedere le foto (che fa “a se stessa”, i selfie, mò). Lei rientra, con il Mac in mano e lui è sparito. In sottofondo, il parto di genio del personaggio, che si è opposto pervicacemente all’opportunità di guardare qualcosa, mai visto prima.

Più che un abbandono, quello di Jep è un allontanamento teatrale, ritmato dalla scusa che “La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare”.

Ho anche visto la foto meme, con la scritta a lato di questa frase di acume (acume sicuramente dello sceneggiatore, intendo, ma non del personaggio). Sono queste che girano, non la scena, che è, in qualche modo, straziante. Viene da dire, non hai visto il film (come viene da dire, non hai letto la bio d Alda Merini o di Cesare Pavese, quando usi le loro frasi sui social come buon augurio, non li contestualizzi).

Ma oltretutto, verrebbe da dire, che ti aspetti da uno che nelle prime battute di questa pellicola (da Oscar, ricordiamolo) fa la sua dichiarazione d’intenti:“ Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire!”.

Perché la faccenda impressionante della scena è che sia diventata virale, per motivi distanti, da quella è: cioè ci mostra due – ormai resi abbastanza vuoti da migliaia di tentativi, che non hanno fatto niente di straordinario se non un veloce incontro di sesso –  travisata e condivisa con infantile crudeltà, soddisfazione, ironico cinismo, come per dire “si fa così, superati i sessantacinque, si manda a fanculo la gente senza appello”. Perché Jep fa questo, non concede alcuno spazio alla curiosità. Avrebbe potuto, con garbo, andarsene dopo la prima sventagliata di foto inutili di Orietta, ma lui lo fa proprio prima, aprioristicamente. In modo pretestuoso e forse anche presuntuoso (che ne sai del talento di Orietta? Certo, Jep conosce l’ego e il culto di sé).

Jep si chiude, si dichiara compromesso, privo di slancio, rifiuta persino il suo elemento vitale, la noia (ma pure Sorrentino sa che la noia è prolifica, ce lo insegna).

Ma se la scena è bella, necessaria, l’entusiasmo con cui si adotta il Gambardella pensiero, sulle pagine Facebook, instagram e annessi e connessi, fa davvero pensare. Il Gambardella pensiero attecchisce ormai da anni, scorporato dal personaggio stesso. Che è a suo modo tenero sperso e cerca qualcosa a cui consacrarsi, che non sia solo la morte di tutto, un po’ come fanno parti di noi. La morte della curiosità. La morte perfino dell’unica donna con cui riesce a instaurare un rapporto: Ramona. Poi c’è il ricordo dell’ex, Elisa, pure lei, morta.

Lo dico qui, come augurio. Mantenersi curiosi, approfondire, vedere Jep con tutte le altre scene, riguardare il film intero (siamo tutti film da riguardare dall’inizio) e soprattutto non innamorarsi, mai, dico mai, delle frasi ciniche.

Daniela Gambino: palermitana doc, ha scritto una dozzina di libri, fra cui il saggio Media: la versione delle donne. Indagine sul giornalismo al femminile in Italia, uscito per Effequ; per caso è diventata una attivista etero per i diritti LGBT (per caso, perché i diritti umani sono degli umani e basta) con il saggio 10 gay che salvano l’Italia oggi, ha scritto il romanzo La perdonanza (entrambi i volumi pubblicati dalla casa editrice Laurana). Gestisce su facebook il blog @Comunicarepop. È in libreria con Conto i giorni felici, edito da Graphe.it, e sta lavorando al saggio Devastazioni, il femminismo a casa mia.

Da Loft Cultura, grazie per tutte queste settimane di parole, pensieri e bella scrittura, alla nostra amica Daniela Gambino. E a presto.

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