E’ il titolare della prima Cattedra di Lingua Siciliana al mondo, che si trova a Tunisi: il professor Alfonso Campisi
E’ il titolare della prima Cattedra di Lingua Siciliana al mondo, che si trova a Tunisi, all’università La Manouba. Il professor Alfonso Campisi, che ha un curriculum ricco di tappe professionali (prima Europee – per un po’ di anni vive a Parigi – e poi negli States, dove è stata istituita la seconda Cattedra di Lingua Siciliana) è un siciliano doc, con all’attivo diverse pubblicazioni e testi sia a tema, che sui rapporti tra Tunisia e Sicilia e soprattutto sui numerosi siciliani che nel tempo si sono trasferiti nello stato nordafricano. “Qui respiro la mia Sicilia. Forse per i lontani rapporti che legano le due terre, forse per le migliaia di italiani e siciliani che vivono qui, forse ancora per la matrice culturale comune”. Il docente, noto in tutta la Tunisia, è conosciuto per la costante promozione e per aver ricostruito il “ponte” culturale tra le due sponde del Mediterraneo, impegno che gli ha fatto conferire dal Presidente della Repubblica nel 2020 l’onorificenza di “Cavaliere della Repubblica”. Campisi è anche presidente del Consiglio Scientifico dell’Accademia della Lingua Siciliana. Docente di filologia, dice: “In pochi sanno che nel mondo ci sono studenti universitari che insieme all’inglese e al francese, studiano anche la lingua siciliana. E tutto questo non avviene in Sicilia, ma a Tunisi”. Nonostante sia ormai riconosciuto a livello internazionale come una vera e propria lingua ed è persino dotato di un proprio codice ISO, a differenza dei dialetti, il siciliano è ancora ritenuto da molti un vernacolo regionale.
Dopo dieci anni a Parigi, dove svolgeva un lettorato, per cambiare aria, ha firmato un contratto da lettore per un paese con cui il ministero dell’università e della ricerca francese aveva una collaborazione. Gli avevano affidato Miami, che però non fu più disponibile, e nel frattempo si liberò un posto a Tunisi. Ha accettato e la durata prevista dalla collaborazione fu di due anni, ma si poteva fare una proroga alla scadenza. Ha chiesto un terzo anno e poi il quarto: al quinto gli hanno chiesto di rientrare a Parigi o cambiare Ministero, e così fece, restando là. A Tunisi il professore Campisi ritrova l’aria di casa ed è approfondendo i legami tra la Sicilia e Tunisi che riscopre la vicenda migratoria tra le due sponde del Mediterraneo e il fatto che ciò lo interessa molto da vicino essendo lui stesso un “siciliano di Tunisi”. «I siciliani – dice – non si sono mai sentiti in un paese straniero». L’antico legame è ancora evidente nel lessico utilizzato dai siciliani di Tunisi: pieno di parole arabe e francesi “sicilianizzate”. L’aspetto linguistico lo appassionerà tanto da istituire, all’interno del master di italianistica della facoltà di lettere per cui lavora, “Sicilia per il dialogo di culture e civiltà”: la prima cattedra al mondo di lingua e cultura siciliana. A Philadelphia esisteva già un corso di lingua siciliana all’università della Pennsylvania, istituzionalizzata solo qualche mese dopo la nascita della cattedra di Tunisi. Ad oggi queste due università sono le uniche al mondo a studiare il siciliano in quanto lingua, con un testo di grammatica siciliana per gli studenti. La curiosità, la vicinanza culturale, la somiglianza con l’italiano, sono fattori che spingono i giovani tunisini a voler imparare il siciliano. «C’è molta curiosità per il siciliano – spiega Campisi –. Ho avuto diversi studenti di origine siciliana, oggi con nomi tunisini. Spesso le loro nonne o bisnonne erano siciliane e si sono sposate con uomini tunisini, prendendo il nome del marito. I cognomi italiani si perdono, ma il legame, le tradizioni, spesso rimangono».