Torna il romanzo sulla nostalgia degli anni Ottanta, degli emigranti intellettuali, degli scrittori presenzialisti. Per ridere, commuoversi e scoprire che tutti, proprio tutti, abbiamo una corazza fragile, come i babbaluci. Si tratta di un romanzo ironico ambientato negli anni ’10, che trasuda odori di cucina e nostalgie di mare, infanzia e cultura pop anni ’80, che gioca con i cliché del siciliano emigrante e coinvolge in un curioso gioco di incastri editor e correttori di bozze, fidanzate ed ex (ma mai del tutto), figli di papà e poeti falliti, amici del cuore e amici di chat.
Cosa hanno in comune i babbaluci (ovvero le lumache), che a Palermo vivono un momento di splendore il giorno del Festino di Santa Rosalia quando vengono gustati come prelibatezza e Charles Bukowski? Benedetto Mezzanini, palermitano trapiantato a Roma, scrittore di successo – uno di quelli che all’opera prima ha venduto 50 mila copie, invitato a tutte le trasmissioni televisive e intervistato sullo scibile umano un giorno sì e l’ altro pure – adora entrambi.
Il mondo editoriale attende la seconda opera ma lui ha perso l’ispirazione e non riesce a lavorare al nuovo romanzo, una storia abbastanza insipida e autobiografica, per il quale è già stato strapagato. «Quando ho detto alla mia casa editrice del mio nuovo libro la prima domanda che mi hanno fatto è stata: ma non sarà mica la storia di uno che ha perso l’ispirazione? E io: beh, sì. E quelli: ma lo sa che non va più di moda?»
L’autrice lo presenta così: “Allora, ricapitoliamo, torna un mio romanzo. Uno di quelli scritti di fila, di notte, pieno di entusiasmo e un botto di speranze, quelle che il tempo e la vita provano a scipparti. Questo era il 2005. Adesso torna. Lo potete ordinare in ebook o cartaceo e vi arriva il 20 febbraio. Torna lui, soprattutto: Benedetto Mazzarini, un protagonista ispirato a parti di me e quei due o tre uomini che ho davvero amato (che poi forse è la stessa cosa, alcune persone le ami come parti di te). Questo è un dettaglio non da poco perché il cinismo sbruffone e l’arroganza di Benedetto sono un tratto che ho cercato e distillato in altri personaggi affrontati, uomini che attraversano con grazia fallimenti devastanti. Dico una cosa, il romanzo fa ridere molto, anche piangere, è ambientato nei primi anni del XXI secolo, trasuda odori di cucina e nostalgie di mare, infanzia e cultura pop anni ’80, gioca con i cliché del siciliano emigrante e coinvolge in un curioso gioco di incastri editor e correttori di bozze, fidanzate ed ex (ma mai del tutto), figli di papà e poeti falliti, amici del cuore e amici di chat.
Adesso potete rileggerlo, ‘Bukowski e babbaluci’, la prova provata che il tempo non scippa.
Grazie all’incontro (divertentissimo) com @jackedizioni”.