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‘Devastazioni. Il femminismo a casa mia’. Rubrica di Daniela Gambino

Non è facile essere madre, ma nessuno aveva preventivato la pandemia. Il lungo tempo confinate in casa. La perdita del lavoro. Questo ulteriore peggioramento, non era nei nostri piani.

Eppure, la situazioni delle “madri” – esattamente come quella del lavoro nero, come quella della disoccupazione, che hanno mostrato la corda: troppo gente non regolarizzata non ha avuto accesso a nessuna forma di aiuto statale e si è accorta dell’importanza di essere regolarizzata, di versare le tasse, etc. – è emersa in tutta la sua verità.

Siamo un Paese che venera la figura di madre, in primis l’icona religiosa sublime della Madonna, eppure non pensa alle madri come persone da supportare con azioni concrete.

Ho lavorato gomito a gomito con madri single, e ho visto come venivano surclassate, superate, da chi era più disponibile, in termini di orari e flessibilità. Quasi sempre da gente meno preparata e competente.

Una persona a me carissima, si è vista negare una assunzione appena è rimasta incinta. E aveva lavorato sodo, eccome, per un lungo ‘periodo di prova’.

Un sacco di ragazze mi dicono “farei un figlio, lo vorrei, ma come faccio? Sono precaria”.

Per non metterci insieme gli asili. Gli ammortizzatori sociali etc.

Questo amore per le madri, trasformiamolo in modo diretto. Vero. Trasformiamolo in realtà. In servizi, inclusione. In una forma di amorevole pratica. Perché certe volte me lo sento dire e mi si stringe il cuore “io verrei (al cinema, a una presentazione, a teatro), ma come faccio? Ho il bambino”.

Ogni tanto poi, una madre, deve staccare, deve avere tempo per se stessa, ne ha diritto, ci vuole un ambito dove essere sola con se stessa e riordinare i pensieri, i desideri, le esigenze.

Ditemi se è stato semplice in pandemia.

Questo atto di concepire (va da sé che siamo libere di non farlo, di essere non madri e definirci soddisfatte e complete e ne parleremo, come le madri non sono solo contenitori che si rivedono nella prole), non è da sottovalutare, è semplicemente, continuare la specie, il mondo, la vita.

Daniela Gambino: palermitana doc, ha scritto una dozzina di libri, fra cui il saggio Media: la versione delle donne. Indagine sul giornalismo al femminile in Italia, uscito per Effequ; per caso è diventata una attivista etero per i diritti LGBT (per caso, perché i diritti umani sono degli umani e basta) con il saggio 10 gay che salvano l’Italia oggi, ha scritto il romanzo La perdonanza (entrambi i volumi pubblicati dalla casa editrice Laurana). Gestisce su facebook il blog @Comunicarepop. È in libreria con Conto i giorni felici, edito da Graphe.it, e sta lavorando al saggio Devastazioni, il femminismo a casa mia.

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